Se settembre è l’inizio del nuovo anno aziendale, il mese in cui si progettano nuove sfide e nuovi interventi per l’anno seguente, dicembre è invece il mese in cui preparare il bilancio finale annuale e tirare le somme dei guadagni e dei successi ottenuti, ma anche delle spese. E, vista la crisi energetica che ha colpito tutti i settori industriali nel 2022, nella maggior parte dei casi, le spese risultano molto più alte del previsto, soprattutto per quelle aziende non autosufficienti a livello energetico.

Secondo uno degli ultimi report di Confindustria, l’Italia, fino al 3° trimestre del 2022, ha mantenuto alti standard di produttività, a fronte però di costi altissimi per quanto riguarda l’energia. Tra gennaio e aprile 2022, infatti, il prezzo delle offerte elettriche è salito mediamente del 61%, mentre il prezzo delle offerte gas è aumentato del 21%.

In questo ultimo trimestre però, a causa dei costi del gas esorbitanti da ormai troppi mesi (il prezzo del gas in Europa è risalito rapidamente a novembre con 89 euro/mwh in media) si è registrato un forte calo della produttività. I settori più colpiti sono stati quelli delle costruzioni e l’industria manifatturiera.

Inoltre, appare chiaro dai bilanci annuali finali, che le industrie italiane spendono molto di più rispetto a quelle europee, a causa dell’elevato costo di produzione dell’energia. Secondo la relazione annuale ARERA 2022, elaborata su dati Eurostat, le aziende italiane che consumano tra i 20 e i 50 MWh/anno pagano un prezzo lordo di 20,25c€/kWh, a fronte del 16,34 della Francia e del 17,36 della Spagna.

Quanto hanno speso le aziende che non usano l’energia rinnovabile

I costi più alti sono stati sostenuti dalle aziende che non sono autosufficienti a livello energetico, e pertanto costrette ad acquistare energia a questi prezzi altissimi. Secondo le stime dell’Ufficio Studi CGIA, si parla di un costo aggiuntivo di 106 miliardi di euro, dovuto ai rincari di energia elettrica e gas rispetto agli anni precedenti.

Nel 2019 infatti (anno pre-Covid) il costo dell’energia elettrica ammontava a 35,9 miliardi mentre nel 2022 ammonta a circa 108,5 miliardi. In alcuni mesi del 2022, si è sfiorato un incremento del 220% per quanto riguarda la sola energia elettrica rispetto al 2021: se a giugno 2021 la media mensile del Prezzo Unico nazionale era pari a 84,8 euro per MWh, lo scorso giugno è salito a 271,3 euro.

Molte aziende rischieranno dunque di chiudere il bilancio finale annuale in negativo, se non addirittura a rischio chiusura. I settori maggiormente colpiti a causa dei costi esorbitanti dell’energia sono quelli delle aziende a ciclo continuo del settore alimentare e le acciaierie/fonderie, che sono attive anche di notte.

Questi dati negativi derivano principalmente dal fatto che le industrie italiane sono ancora troppo condizionate dall’energia non rinnovabile: secondo in gestore nazionale Terna, nel mese di agosto 2022, la richiesta di energia elettrica è stata soddisfatta per il 54,8% della produzione da Fonti Energetiche Non Rinnovabili e solo per il 34,5% da Fonti Energetiche Rinnovabili (la restante quota da saldo estero).

Quanto hanno risparmiato le aziende che usano l’energia rinnovabile

Scegliere di affidarsi alle energie rinnovabili, e in particolare al fotovoltaico, rappresenta invece la scelta migliore per tutte le aziende, e in particolar modo per quelle a ciclo continuo, che vogliono rendersi indipendenti dalle forniture energetiche e abbassare notevolmente i costi dell’energia elettrica. Si parla di un risparmio di circa il 10/15% nei mesi di instabilità metereologica, fino ad arrivare anche al 30% nei mesi estivi.

Inoltre, per il 2022 ci sono stati numerosi sconti e detrazioni fiscali per l’installazione di nuovi impianti:

  • Iva agevolata al 10%
  • Credito di imposta del 6%, distribuito su 5 anni fino ad una spesa massima di 2 milioni di euro
  • Reverse charge: inversione dell’onere dell’IVA che non ricade più sull’azienda che acquista il fotovoltaico ma suo fornitore
  • Nuova Sabatini: agevolazione fiscale per le PMI che prevede un credito per l’acquisto di macchinari e attrezzature necessari per l’installazione di impianti fotovoltaici.
  • Decreto FER1: incentivo per gli impianti con potenza da 20 kW a 1 MW per la re-immissione in rete di energia pulita

Proprio la possibilità di reimmettere nella rete l’energia pulita rende il fotovoltaico non solo un risparmio, ma anche una fonte di guadagno. Attraverso il meccanismo dello scambio sul posto infatti è possibile immettere in rete e vendere l’energia elettrica prodotta in eccesso dal proprio impianto fotovoltaico.

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Se la tua azienda è una di quelle colpite dal caro energia o se il bilancio annuale di fine anno ha evidenziato spese eccessive legate all’energia, è il momento migliore per pensare ad installare un impianto fotovoltaico e puntare quindi all’autosufficienza energetica e alla riduzione dei costi in bolletta.

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